Articolo di Alice Redetti
Non occorre essere credenti o specialisti della Bibbia per ricordare il passo sulla manna: Dio nutrì il popolo di Israele in fuga dall’Egitto per quarant’anni, facendo cadere tutti i giorni la manna dal cielo, un nutrimento completo totalmente sconosciuto, che non poteva essere conservato per più di un giorno. Il popolo di Israele si dovette arrendere alla forma di aiuto che Dio aveva scelto, evidentemente incomprensibile da un livello mentale.
Mi ha colpito l’attualità di questa narrazione in relazione con il nostro rapporto con la vita e, più in particolare, con il denaro.
Il mondo di separazione in cui viviamo ci porta infatti a mettere continuamente in piedi delle strategie di difesa e sopravvivenza che spesso ci fanno rimanere in quella condizione di sforzo che tutti ben conosciamo.
In particolare, mettiamo tutto il nostro timore di non farcela nel denaro, con la ricerca di un lavoro sicuro, la creazione di una pensione o l'accumulo di risparmi. Ovviamente non c’è niente di sbagliato nel farlo, ma se questi sono movimenti che arrivano da una paura più o meno inconsapevole di non sopravvivere, saremo allora impossibilitati a fare la scelta più adatta a noi e alla nostra felicità.
Il passo sulla manna non ha a che vedere con la religione o con il credere in Dio, ha che vedere con l’essere presenti e con il conoscere noi stessi.
Non si tratta di fare scelte avventate dettate da un ragionamento inconsapevole tipo “tanto l’esistenza mi aiuterà”, ma semplicemente di imparare a stare in contatto con noi, scoprire quello che ci piace, sentire quello che desideriamo veramente… entreremo così gradualmente nel flusso potente e meraviglioso dell’Esistenza, e inizieremo a sentirci sostenuti e protetti, qualsiasi saranno le nostre scelte nella vita.