Articolo di Roberta Martini da "La Stampa" del 24/12/2019

Un ragazzo di 18 anni soffriva di attacchi di panico quasi invalidanti. Un professionista di stanchezza cronica: «Non riesco a fare tutto, non ne ho il tempo». Un gruppo di anziani, gli allievi dell’Unitrè di Torino, ha cominciato un corso quasi per caso. E ha scoperto che la meditazione, a tutte le età, è un’arma contro ansia e stress.

Lo sa bene Alice Redetti, una laurea in Matematica all’Università di Padova, un impiego per tanti anni nel settore del turismo del lusso e poi delle banche private internazionali tra la Liguria e Monte Carlo. Il tutto prima di convertirsi alla meditazione e alla consapevolezza. Diventando interprete dall’inglese, per l’Italia, dei seminari del guru Adam Chacksfield. 

Alice Redetti insegna nei modi più classici, come nel caso dell’Unitrè di Torino, dove la meditazione ha appena debuttato tra i corsi (le lezioni, a numero chiuso, sono full), sia attraverso «incontri» on line, che funzionano soprattutto con i più giovani. «In questo caso è una meditazione guidata di mezz’ora, in cui si vede soltanto il volto sullo schermo - racconta -, ma lo schermo è una barriera apparente». Manca il contatto fisico, certo, che invece in un incontro vis à vis può accadere. È però la voce che guida. «All’Unitrè il corso accoglie persone dai 60 agli 80 anni- spiega Redetti-, e gli uomini non sono pochi. Faccio portare l’attenzione al corpo e al respiro, le persone chiudono gli occhi, si rilassano e si concentrano in pochi minuti. Chiedo di spostare l’attenzione dalla mente alle sensazioni del corpo. E produce rilassamento in tutti». 

La meditazione può comprendere anche la musica, in questo caso classica. E ascoltandola ognuno può vedere che cosa accade dentro di sé. Può anche essere un tumulto. È già successo. «C’è anche chi si alza e vorrebbe andare via - racconta Alice -. Noi scappiamo dal disagio per abitudine culturale. Scappare vuol dire non ascoltare le tensioni del corpo, che poi si accumulano. Alcuni problemi fisici sono di natura psicosomatica: appena ci si ascolta è come se si aprisse una strada». Per elaborare lo stress bisogna però già avere una forma di consapevolezza: «Vengono persone che si sono già fatte delle domande. Chi si sente pressato, chi si dice “ho troppe cose da fare per riuscire a fermarmi o per farle tutte”». Ai corsisti dell’Unitrè la meditazione sta facendo un gran bene: «Al termine degli incontri dico loro di guardarsi l’un l’altro, come in uno specchio. E si trovano tutti più rilassati».

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