Articolo di Alice Redetti
La scorsa primavera un’amica viene a trovarmi. Sul davanzale ho una di quelle orchidee sfiorite, avete presente, con qualche foglia verde e basta. Mi chiede, ma perché continui a tenere quella pianta? Non dico niente al momento, ma ci penso anche i giorni successivi… non ho una risposta, so solo che quella pianta la devo tenere, e basta.
Dopo un po’ le cambio stanza, sempre sul davanzale. Le dò da bere il minimo indispensabile e di sicuro non me ne occupo più di tanto.
A distanza di un paio di mesi, mi accorgo con sorpresa che c’è un tenero getto, che si allunga spavaldo di giorno in giorno. Comincio ad abbeverare la pianta regolarmente, che continua la sua corsa per la fioritura. Piena di boccioli me la porto anche in montagna, ed è lì che quest’estate fiorisce rigogliosa. Adesso è di nuovo in città, al suo davanzale e con i suoi splendidi fiori.
Mi ha fatto pensare come a volte ci sembra di essere fermi, senza concludere niente… periodi che a volte durano mesi, o addirittura anni. In realtà lì c’è già un’intenzione di fioritura ma semplicemente in quel momento non possiamo fare niente di diverso... anzi, come una pianta, possiamo solo rimanere in quiete... la fioritura avviene comunque in modo spontaneo, lontano da ogni programma e da ogni tentativo di controllo.